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Oggi ti vogliamo parlare di una teoria affascinante, che influenza il lavoro di molti graphic designer, ma non solo. Si chiama psicologia della Gestalt e trova applicazione in un sacco di ambiti molto diversi tra loro, dalla psicologia clinica al web design, fino ad arrivare, appunto, al graphic design. In generale, possiamo dire che i principi elaborati da questa teoria si possono applicare a tutti i campi in cui la percezione visiva si trova al centro dell’attenzione.

In questo post vediamo quindi:

  • Breve storia e significato della psicologia della Gestalt
  • Il principio di prossimità
  • Il principio di continuità
  • Il principio di figura/sfondo

Breve storia e significato della psicologia della Gestalt

La psicologia della Gestalt è una corrente psicologica incentrata sui temi della percezione e dell’esperienza. È stata elaborata in Germania, all’inizio del secolo scorso, e poi proseguita, nei decenni successivi, soprattutto negli Stati Uniti. “Gestalten” significa “mettere in forma” o “dare una struttura significante”. 

Questa teoria si focalizza su come le persone percepiscono le cose. Lo scopo alla base della Gestalt è comprendere come gli esseri umani possono dedurre elementi di senso a partire dagli stimoli apparentemente caotici che li circondano. Secondo gli studiosi di questa teoria, in sostanza, l’uomo ha la naturale tendenza a trovare ordine nel disordine. E lo fa seguendo alcuni principi ricorrenti.

Il meccanismo alla base della psicologia Gestalt è semplice: l’uomo vede degli elementi disordinati e la mente, secondo i principi alla base di questa teoria, ne restituisce un senso unitario. Uno dei dogmi di questa teoria è: “Il tutto è diverso dalla somma delle singole parti”. 

Se applichiamo questo ragionamento ad esempio a un logo, il senso è questo: il risultato finale – composto da grafica, colori, forme e testo – è diverso dalla semplice somma delle singole parti. 

La psicologia della Gestalt ha indentificato decine di principi, ma qui vogliamo soffermarci su quelli che trovano un’applicazione più diretta nel mondo del graphic design. Non si tratta di schemi rigidi e immutabili: i principi possono essere mischiati tra loro, alcune soluzioni grafiche ne presentano più di uno insieme; altre ancora, invece, possono non seguire alcuna regola. 

Te ne vogliamo parlare perché può essere utile conoscerli, anche per divertirsi un po’ a ritrovarli nei loghi o nelle grafiche che vediamo tutti i giorni.

Il principio di prossimità

Questo principio è semplice quanto fondamentale, per la Gestalt. Ci dice che, all’interno di una composizione, la mente umana tende a percepire come un tutto unitario gli elementi tra loro vicini. Al contrario, se gli elementi sono spazialmente distanti, la mente li percepirà come separati. 

Un classico esempio di scuola è quello dei puntini. Nella figura di sinistra, i puntini sono equidistanti e non li percepiamo come singoli, ma cogliamo invece un quadrato. Nel secondo, quando i puntini si trovano a distanze diverse, percepiamo tre figure distinte.

La psicologia della Gestalt - principio di prossimità

Il principio applicato a un logo si può identificare nel caso di Unilever, in cui non percepiamo i singoli elementi messi uno vicinissimo all’altro (un fiore, un’ape, una palma, ecc.), ma un “tutto” piacevole e coerente, che compone la lettera “U”.

Un effetto simile si ritrova anche nel logo di IBM, in cui le linee bianche ravvicinate ci fanno percepire un “altro”, cioè le tre lettere che compongono la scritta IBM. Va detto che questo logo, in realtà, risponde anche ad altri principi, come quello di uguaglianza, che ci dice che elementi con caratteristiche comuni (per dimensione, forma, colore, posizione, ecc.) vengono percepiti come appartenenti a uno stesso gruppo.

L’applicazione del principio di prossimità al graphic design è utile anche nell’organizzazione del testo all’interno di un biglietto da visita. Le informazioni che hanno uno scopo simile, come il numero di telefono e l’email, potrebbero infatti essere avvicinate, rendendo la lettura più facile e aiutando la mente del lettore a cogliere e distinguere le varie parti. 

Ecco, ad esempio, come abbiamo gestito le informazioni presenti sui biglietti da visita di un nostro cliente. In questo caso abbiamo scelto di utilizzare sia i colori, che la posizione del testo (nome e qualifica da una parte, contatti dall’altra), per ordinare al meglio le informazioni. 

Il risultato è molto di impatto e leggibile.

Il principio di continuità

Secondo questo principio, l’occhio viene attirato lungo un percorso, una linea o una curva, percependo la figura che questi elementi compongono, anche se di fatto non esiste nella realtà.

Pensa ad esempio al logo di Spotify, le tre linee non vengono percepite individualmente, ma richiamano subito alla mente le onde legate al concetto di connettività.

Un altro esempio, tratto dal lavoro che abbiamo fatto per un nostro cliente, vede l’applicazione di ben due principi: quello di continuità e quello di chiusura.

Si tratta del logo che abbiamo realizzato per il Dottor Ernesto Ferrara. Il principio di chiusura ci dice che la mente tende a percepire una forma completa e non delle semplici linee spezzate. Per questo, cogliamo il volto stilizzato. Il principio di continuità, invece, ci fa cogliere le lettere E e F, anche se i tratti sono separati.

Il principio di figura/sfondo

È noto anche come principio del contrasto. Quello che ci dice, in sintesi, è che uno stimolo, ad esempio una figura, è percepito come contrasto al suo sfondo. Si tratta di un principio utilizzato moltissimo in ambito grafico. Più la figura che vogliamo fare emergere è in contrasto con lo sfondo, più sarà facile che la mente umana la distingua. Un esempio di applicazione di questo principio riguarda il logo Walkman, in cui, oltre alla scritta, è presente una “macchia” nera, che, in forte contrasto con lo sfondo bianco, ci fa percepire la lettera W stilizzata, con accanto un punto.

Un altro esempio di logo che gioca con il contrasto è quello di Carrefour, che fa percepire la “C” bianca in primo piano rispetto allo sfondo blu e rosso.

Creare composizioni basate sul contrasto può essere molto divertente. Un classico caso di scuola, quasi un’illusione ottica è il vaso di Rubin. Possiamo concentrarci sullo sfondo o sull’elemento in primo piano e, a seconda dei casi, possiamo distinguere figure diverse: due volti speculari oppure un vaso.

 Vediamo due esempi tratti da lavori che abbiamo realizzato, in cui è evidente l’applicazione del principio di figura/sfondo. Il primo è un marchio realizzato per un centro di manicure e pedicure, in cui lo spazio interno della lettera D ci fa percepire un’unghia con una macchia di smalto.

In questo caso, invece, abbiamo realizzato il logo di un amministratore di condomini. Il cliente voleva che le iniziali del suo nome e cognome venissero inserite all’interno di una grafica che richiamasse l’idea di una casa. Giocando con lo sfondo e con i colori, grazie al principio di figura/sfondo, abbiamo quindi realizzato un logo in cui, a colpo d’occhio, si possono cogliere la lettera E in bianco e la lettera F in blu, integrate nella stilizzazione di una casetta.

Bene, siamo arrivati alla fine di questo post, in cui ti abbiamo presentato alcuni principi della teoria della Gestalt. Anche se gli studi nel campo della percezione visiva sono avanzati nel corso degli anni, questa teoria di inizio Novecento mantiene intatta la sua utilità. Può essere utile rileggerne i principi e vedere come si applicano ai vari elementi che compongono l’identità visiva di un brand, dal logo ai biglietti da visita.

E se stai cercando un’agenzia che metta mano alla tua brand identity, per renderti più riconoscibile e professionale, possiamo fare al caso tuo. Contattaci e costruiremo insieme il tuo nuovo progetto grafico, magari proprio con l’applicazione di qualche principio della psicologia della Gestalt!