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Il logo, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è un elemento fondamentale della tua brand identity. Si tratta di un argomento che ci sta a cuore e che abbiamo già affrontato nel nostro blog, con il post 10 loghi che hanno fatto la storia e con il post Come fare un logo aziendale che funziona.

Il logo ideale dovrebbe quindi essere di impatto, leggibile, originale, riconoscibile e memorabile; trasmettere, in una sola occhiata, tutta la personalità del tuo marchio. 

Facile, vero? 

Lo sappiamo, non è per nulla facile. Ci sono accortezze e dettagli che sembrano insignificanti, ma che possono fare la differenza. Allo stesso tempo ci sono errori grossolani che vanno evitati. In questo post vogliamo evidenziare alcuni degli elementi che proprio non funzionano all’interno di un logo, così che sia più facile per te identificarli ed evitarli.

Vista l’importanza che il logo riveste all’interno della tua identità di brand, il nostro consiglio non può che essere quello di evitare il fai-da-te e affidarti ad agenzie serie e con una lunga esperienza come la nostra, per la creazione o il rinnovamento del tuo marchio.

In questo post vediamo perché:

  • Stare alla larga dal caos.
  • Un logo datato non è mai un buon logo.
  • Scegliere i colori giusti.
  • Scegliere i font giusti.

Stare alla larga dal caos

Uno degli elementi che andrebbe proprio evitato, quando ci troviamo di fronte alla progettazione di un logo, è il caos. Stiamo cioè parlando di marchi che contengono un eccesso di elementi, siano essi grafici, fotografici o testuali. Magari sono realizzati con grandissima cura e presi uno per uno non hanno nulla che non vada. Ma nell’insieme rischiano di restituire un logo poco riconoscibile e decisamente confuso

Rispetto a un po’ di tempo fa, si sono infatti moltiplicati i formati su cui si può applicare un marchio: banner, foto profilo, foto copertina, newsletter, stories, post, ecc. Le parole d’ordine in questo contesto devono essere: versatilità e leggibilità. Non dimenticarti che una parte del tuo pubblico (talvolta la maggioranza) vedrà i tuoi contenuti da smartphone. Ecco che allora un logo troppo ricco di dettagli, se visualizzato su piccoli schermi, rischia di perdersi e diventare una “macchia” informe. E il problema non riguarda solo le versioni digitali, ma anche il posizionamento del logo su piccoli oggetti promozionali come penne personalizzate o biglietti da visita.

Ecco un paio di esempi di loghi che ci sembrano molto caotici.

riconoscere un logo che non funziona - troppi elementi
riconoscere un logo che non funziona - troppi elementi

Quando noi di Way lavoriamo su un logo, cerchiamo sempre di privilegiare la chiarezza. A seconda dei casi possiamo scegliere immagini o grafiche facilmente identificabili e optiamo per descrizioni testuali ridotte. 

Un logo datato non è mai un buon logo

Anche se viviamo tempi in cui il vintage torna di moda e riacquista nuove fette di mercato, per quanto riguarda i loghi è meglio non indugiare troppo in fantasie retrò. Se il tuo logo è stato realizzato qualche decennio fa, è molto probabile che sia stato concepito con tecniche, immagini ed effetti obsoleti. Ad esempio, potrebbe esserci un abuso di clip art, di gradienti 3D, o ancora un eccesso di scheumorfismo. Si tratta di una corrente grafica che prevede la rappresentazione di icone con le stesse sembianze del loro corrispettivo nella realtà. Un esempio su tutti è l’icona del cestino, che è realizzata graficamente proprio con la forma di un cestino della spazzatura. Si tratta di una tendenza molto usata nel design agli albori dell’informatica, quando la grafica doveva aiutare l’utente a capire subito cosa fare o come usare un determinato strumento. 

Oggi però non è necessario essere così didascalici e soluzioni di questo tipo non sono adatte a un logo contemporaneo. 

Ecco un paio di esempi di loghi che a nostro parere non sono invecchiati benissimo.

Riconoscere un logo che non funziona - grafica datata
Riconoscere un logo che non funziona - grafica datata

Quando lavoriamo con un@ cliente, per il rinnovamento del suo logo, cerchiamo di capire se possa avere senso conservare qualche elemento vintage, purché coerente con la personalità del brand. Ad esempio, se si tratta di un’attività storica, come un negozio con una lunga tradizione, può essere ragionevole mantenere qualche elemento “old school”, senza stravolgere troppo il risultato finale. In altri casi, invece, si può optare con decisione per soluzioni flat più contemporanee.

Scegliere i colori giusti

Il colore è un altro elemento da tenere in considerazione, quando si lavora alla creazione di un logo. Se il tuo brand ha una palette ben definita, richiamata in tutti gli elementi della visual identity, dal sito ai social, dai biglietti da visita alla newsletter, fino al packaging, si dovrà ritrovare anche nel logo.

Se invece parti da zero, ti consigliamo di fare un po’ di ricerca per conto tuo:

  • approfondisci la cromoterapia e la psicologia del colore. Ne abbiamo parlato recentemente nel post Come scelgo i colori del mio brand? Psicologia del colore ed esempi. Si tratta di studi che spiegano come la scelta di un colore sia legata al campo delle emozioni e delle esperienze personali e passate. Come sai, il colore in natura non esiste come tale, ma è una rielaborazione, fatta dal nostro cervello, delle informazioni ricevute dalla riflessione della luce sugli oggetti. Diversi psicologi, in particolare Eva Heller e Max Luscher, hanno assegnato diversi significati ai diversi colori, a seconda di come stimolano la mente umana e delle emozioni che innescano. Il blu, ad esempio, rappresenta la pace e la tranquillità; il rosso l’energia e la passione; il giallo la leggerezza e così via;
  • fai ricerche tra i competitor del tuo stesso settore, per scoprire se nei loro loghi c’è un colore ricorrente. Ad esempio, è facile notare come il blu sia un colore molto popolare nel settore tecnologico; il verde domini l’agricoltura; il rosso la vendita al dettaglio e così via.

Una volta capito come funziona la psicologia del colore, sarà più facile scegliere quello più adatto al tuo brand. Certo, nulla vieta di adottare soluzioni controcorrente, ma il rischio di commettere errori è elevato. Guarda ad esempio come un logo per un ambulatorio di medicina e chirurgia estetica, caratterizzato da un’assoluta predominanza di rosso, faccia pensare al colore del sangue, al pericolo, all’emergenza. Tutte emozioni e sensazioni che uno studio del genere dovrebbe invece evitare. Un colore più rassicurante per i clienti, come ad esempio il blu, sarebbe stato senz’altro più adatto.

Riconoscere un logo che non funziona - colori non adatti al brand

Un’altra scelta cromatica poco felice è stata commessa per il logo di questo ristorante. Il rosa e il viola sono colori poco “appetitosi”, che mal si coniugano con il piacere della tavola, ed è per questo che il logo non funziona. Anche in questo caso, sarebbe stato meglio optare per dei toni più chiari, come il bianco, che trasmette un’idea di freschezza e pulizia, magari abbinato al giallo o al verde.

Riconoscere un logo che non funziona - colori non adatti al brand

Quando a Way decidiamo di optare per una soluzione colorata per il logo di un cliente, verifichiamo sempre che il risultato sia soddisfacente anche in versione monocromatica. Può infatti capitare che sia necessario posizionare il logo in scala di grigi su poster, cataloghi cartacei, locandine, ecc. ed è dunque opportuno verificare che la resa sia ottimale.

Inoltre, ci occupiamo di verificare che il logo e i suoi colori sia visibili correttamente in tutte le possibili declinazioni e su schermi di varie dimensioni, per evitare l’effetto “macchia” di cui ti abbiamo parlato in precedenza.

Scegliere i font giusti

Anche la scelta della tipografia è molto importante, perché il lettering va curato al pari degli elementi grafici, contribuendo a dare personalità al marchio. Quando ci approcciamo a un logo accompagnato da testo scegliamo uno, al massimo due font; altrimenti il rischio è di costruire una struttura confusa, poco leggibile e poco memorizzabile. Anche il corsivo, il grassetto, o il maiuscoletto sono scelte da valutare caso per caso, adatte solo se coerenti con l’identità visiva nel suo complesso. Tornando all’elemento vintage, se ci troviamo di fronte un brand storico, si può optare per un font serif, mentre per un brand più contemporaneo/moderno può essere più adatto un font senza grazie.

Ecco due esempi di logo che non funziona per via delle scelte di font non troppo azzeccate.

Riconoscere un logo che non funziona - font non adatti al brand
Riconoscere un logo che non funziona - font non adatti al brand

Bene, siamo arrivati alla fine di questo post con cui abbiamo voluto mettere in luce alcune caratteristiche negative che pregiudicano la realizzazione di un buon logo. Speriamo che siano indicazioni utili per avere più consapevolezza di come è fatto un logo che non funziona e, sei stai pensando di realizzare o aggiornare il tuo logo, sappi che qui da Way siamo in grado di consigliarti e supportarti al meglio

Contattaci, ti aspettiamo.